Fascite Plantare: Guida alla Diagnosi e Cura

Cos’è la Fascite Plantare?

La Fascite Plantare è una tipica condizione dolorosa della pianta del piede, per la precisione nella zona che parte dalla zona mediale del tallone fino alla radice delle dita del piede, anche se per la precisione il dolore della fascite plantare si presenta più nella parte prossimale, vicino al calcagno. Recentemente  il termine Fascite Plantare sta incominciando ad essere sostituito in ambito medico con Fasciosi Plantare; questo perché il suffisso “ite” in medicina è utilizzato per patologie infiammatorie, mentre la natura di questa condizione è quasi sempre degenerativa/meccanica, quasi mai infiammatoria come molti pensano. Ciò è confermato dalle analisi istologiche dei tessuti che non rilevano alcuna traccia di sostanza pro-infiammatorie ma, al contrario, presenza di chiari segni di Fibrosi della Fascia Plantare, tra cui degenerazione delle fibre collagene, iperplasia vascolare, zone iper-vascolarizzate, ecc.. Per facilitare comunque la comprensione ed utilizzare un termine ormai comunemente conosciuto continueremo a chiamare tale condizione fascite plantare. Bisogna inoltre specificare che ci sono molte altre strutture che possono riferire dolore nella zona plantare, che rendono difficile anche fare un corretta diagnosi; di conseguenza, prima di dare etichette inutili e fuorvianti, bisognerebbe accertarsi della vera natura della problematica.

Anatomia della Fascia Plantare

fisioterapia riabilitazione ciampinoLa Fascia Plantare è composta tessuto connettivo fibroso disposto longitudinalmente, che origina dal tubercolo mediale del calcagno (la zona da cui spesso origina la spina calcaneare) per estendersi con la sua parte centrale fino ai metatarsi tramite cinque fasci spessi. La Fascia Plantare è intimamente collegata al prolungamento del tendine d’Achille, alla muscolatura intrinseca del piede ed allo spesso strato cutaneo superficiale. Una problematica a queste strutture può portare a simulare una Fascite e quindi sottoporre il paziente ad inutili cure che non portano alcun beneficio: per questo ribadiamo l’importanza di una corretta diagnosi clinica. La Fascia Plantare da un punto di vista meccanico assorbe fino al 110% del nostro peso corporeo durante il cammino e fino al 250% durante l’atto della corsa. E’ anche per questo motivo che è una problematica molto frequente nei Runners, anche se presente anche in soggetti sedentari.

Cause della Fascite Plantare

A livello statistico va fatto notare che, anche se prevalente in soggetti sportivi, la fascite plantare può colpire anche persone non attive. L’età media in cui si presenta la problematica è la fascia 20-34 anni, con un picco più alto tra le donne che praticano il running. Ci sono molti fattori di rischio che predispongono all’ insorgere della problematica: presenza di un’alterazione nella mobilità in dorsiflessione della caviglia, obesità, running, lavoro od attività sportive e non che implicano il sollevamento di pesi importanti o lo stare in piedi troppo tempo. I fattori di rischio nei Runners sono la corsa su strada, utilizzo di scarpe con drop alti, retropiede varo (valutato con il Foot Posture Index) e peso elevato, elevata forza d’impatto (Ground Reaction Force) ed Iper-pronazione, sopratutto nelle donne.

Sintomi della Fascite Plantare

fisioterapia ciampinoLa Fascite Plantare, come detto precedentemente, non è quasi mai una condizione infiammatoria acuta, e solitamente il paziente si presenta al controllo medico dopo parecchio tempo dall’insorgenza, confermando il quadro non-infiammatorio in favore di uno stato cronico-degenerativo. Anche se ci ritorneremo in seguito, vogliamo già anticipare che il rimandare le cure non farà altro che rendere queste più lente nel raggiungere il risultato.

Il dolore percepito dal paziente è di norma a livello del tallone e si estende lungo la fascia plantare, principalmente sul lato interno. Normalmente risulta più dolente quando si poggia il piede a terra dopo un periodo prolungato di scarico, per esempio la mattina appena ci svegliamo. Una volta iniziato a camminare il dolore tende a diminuire, senza mai sparire. Il correrci sopra, od anche il semplice stare in piedi troppo a lungo, aggravano la sintomatologia.

Diagnosi di Fascite Plantare

La Diagnosi differenziale di Fascite Plantare è piuttosto complessa in quanto ci sono molte altre strutture che possono evocare dolore nella stessa zona. Atrofia del cuscinetto adiposo plantare, Sindrome del Tunnel Tarsale, apofisi calcaneare, Trigger Point attivi, Fibroma plantare, radicolopatia, fratture da stress, rottura della fascia plantare ed altre problematiche reumatologiche, possono essere tutte simili a livello sintomatologico alla Fascite. Spesso la Diagnosi è del tutto clinica è basata su di una corretta anamnesi ed esame obiettivo. L’utilizzo di esami diagnostici come Rx o Risonanza non è raccomandato, se non in particolari casi. Questo perché alcuni reperti spesso associati alla fascite plantare, come la spina calcaneare, sono spesso presenti anche in soggetti asintomatici, di conseguenza la loro presenza non ci conferma né esclude la problematica. Ricordati che il referto di una lastra o Risonanza non fa quasi mai diagnosi da sola (Leggi qui). L’ecografia può invece risultare utile per evidenziare l’inspessimento della fascia plantare.

La palpazione dell’inserzione prossimale della fascia può risultare molto dolorosa. Un Windlass test positivo può ulteriormente confermare la diagnosi.

 

Trattamento della Fascite Plantare

La Fascite Plantare risponde molto bene a svariati approcci terapeutici, anche se l’efficacia dipende molto da caso a caso. Una cosa però va detta fin da subito alle persone che praticano sport: FERMATEVI! Sono un Fisioterapista, trattare queste problematiche fa parte del mio lavoro, ma non faccio miracoli. Se iniziate ad avvertire i primi sintomi, andate da un fisioterapista specializzato in Riabilitazione Sportiva.

Uno dei metodi più comuni per affrontare la problematica nelle prime fasi a componente infiammatoria, è l’uso di farmaci anti-infiammatori, anche se la loro efficacia perde di significato nel tempo e l’uso prolungato può risultare nocivo. Inoltre il loro utilizzo nella fase ormai cronica-degenerativa è completamente inutile data la natura non infiammatoria della condizione.

corteL’uso di iniezioni di corticosteroidi risulta essere estremamente efficace solo nell’immediato e presenta un’alta incidenza di recidive, ma sopratutto è un trattamento che, se utilizzata per un periodo prolungato, può portare ulteriori danni a livello tissutale. Nel caso il trattamento conservativo, comprensivo dell’approccio riabilitativo che affronteremo dopo, fallisse, si può prendere in considerazione l’approccio chirurgico che prevede una fasciotomia con o senza rimozione dell’eventuale sperone calcaneare. Ricordiamo che il 70-90% circa (la variazione dipende da quale ricerca statistica si prende in considerazione) risolve con il solo approccio conservativo.

Trattamento Riabilitativo per la Fascite Plantare

Premetto che l’approccio che andrò a descrivere è una descrizione di ciò che la Ricerca ci ha detto funzionare meglio in tale condizione, con in più qualche aggiunta dettata dalla mia esperienza clinica personale.

Stretching per la Fascia Plantare

stretchingLo Stretching selettivo a livello della Fascia Plantare sembra avere risultati positivi a livello percettivo, anche se il loro utilizzo viene ancora messo in dubbio in quanto ad efficacia a lungo termine. Personalmente lo consiglio solo in una prima fase anche a scopo valutativo (funziona? Proviamo…). Ci sono molte modalità di esecuzione in base anche a quanto vogliamo sollecitare la zona. Come stretching è utile inoltre associare anche quello per i gastrocnemi ed il soleo.

Terapia Manuale

L’efficacia della Terapia Manuale non ha riscontrato grandi risultati, se non in poche eccezioni quando si trattava realmente di una problematica articolare e/o miofasciale a livello delle piccole ossa del piede o dei muscoli. Quando necessarie le manipolazioni risultano però essere realmente decisive nell’abbassamento del dolore percepito nell’immediato post-seduta.

Il Trattamento dei Trigger Point attivi a livello del Gastrocnemio e dei muscoli del piede contribuiscono a ridurre notevolmente il dolore sopratutto se alla problematica è associato un problema miofasciale.

L’utilizzo di entrambe queste tecniche devono essere soppesate in prima seduta.

Tutori, solette e rialzi

UnknownOrtesi notturne che mantengono la caviglia in posizione dorsiflessa ed alluce esteso, risultano essere decisamente efficaci nel gestire la problematica ed accelerare i tempi di recupero dalla fascite plantare solo se associati ad altre terapie. I rialzi sotto il tallone hanno un efficacia discreta sopratutto in chi cammina o sta in piedi tutto il giorno per lavoro. Personalmente nei casi più gravi suggerisco anche l’acquisto di scarpe tipo “MBT” sopratutto se si cammina per parecchio tempo.

Esercizi per la Fascite Plantare

wpid-Photo-201408221555302Un training basato su specifici esercizi che vanno a sollecitare la parte dolente è risultato essere estremamente efficace nel risolvere la problematica nel breve, medio e lungo termine e di conseguenza sono di importanza capitale nel gestire la problematica, a patto che il paziente segui con attenzione le indicazioni, onde evitare di trascinare la problematica più a lungo del necessario. Una Fascite Plantare è una condizione che per instaurarsi ci mette tempo, e abbastanza tempo ci vuole per ripristinare una condizione accettabile a livello sintomatologico: la Pazienza e la costanza nel fare gli esercizi sono di fondamentale importanza.

Un esercizio utile per iniziare anche da soli ad affrontare la problematica è lo Short Foot Excercise:

 

 

Taping

lowdyeIl Taping elastico che ormai vendono anche al supermercato non ha prodotto in realtà grandi evidenze per trattare questa problematica. Si consiglia sempre l’utilizzo del Taping anaelastico applicato secondo una modalità Low-Dye Taping, che serve a creare delle zone meccanicamente scariche e facilitare quindi la riduzione del dolore in carico: ottimo aiuto per ridurre anche il  dolore post-seduta di Onde d’Urto. Ricordiamo però che, anche se il dolore percepito può diminuire drasticamente, il Taping non sostituisce le restanti terapie, ma deve essere sempre associato ad esse.

Onde d’Urto

Le Onde d’Urto costituiscono una delle terapie principale da somministrare in caso di Fascite Plantare. Anche se piuttosto fastidiose durante la somministrazione, hanno dimostrato di essere efficaci nel ridurre la sintomatologia. La loro pratica viene strutturata in cicli da una seduta a settimana fino a riduzione completa del dolore. Entro la quarta seduta l’effetto della terapia DEVE essere tangibile, altrimenti è inutile continuare. Una volta che il dolore diminuisce in maniera accettabile, le sedute possono essere diluite nel tempo fino ad una volta ogni due settimane. Le onde d’Urto devono sempre essere somministrate insieme agli esercizi ed eventualmente allo stretching.

Altre Terapie

Personalmente nell’eseguire le Onde d’Urto faccio eseguire prima una seduta di Ipertermia, per ottenere un migliore effetto sul dolore percepito post-seduta. La Tecarterapia non la somministriamo MAI in questi casi in quanto di dubbia efficacia in queste condizioni, anche se clinicamente in alcuni casi si riscontrano risultati positivi sopratutto se in presenza di reale infiammazione.

Dott. Basile Enzo

 

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