Case-Report: Insufficienza Vertebro-Basilare e Manipolazione Cervicale
La terapia manuale, come ormai si sa, è ampiamente utilizzata per il trattamento di molte problematiche cervicali. Oggi vogliamo porre l’attenzione su uno dei rischi che viene attribuito alla pratica manipolativa a livello cervicale: cioè la capacità di alterare il flusso sanguigno a livello delle arterie vertebro-basilari in un soggetto che ha già una problematica a tale livello.
Nonostante non ci siano ancora studi metodologicamente esaustivi che ci indichino l’incidenza di complicanze in seguito a terapia manipolativa, in quasi tutte le scuole di terapia manuale viene data molta attenzione a come tali manovre possano stressare il flusso dell’arteria vertebrale (Insufficienza Vertebro-basilare VBI), a causa dell’eccessiva rotazione cervicale.
Anche se molteplici studi indagano il razionale di quelli che vengono definiti i test pre-manipolativi, ad oggi ancora non sappiamo con certezza se tali test possano veramente stabilire chi può ricorrere in sicurezza a terapia manipolativa e chi no: nonostante possano essere in grado di alterare il flusso sanguigno, non necessariamente sono in grado di scatenare segni e sintomi che ci debbano allertare. Di conseguenza, un paziente potrebbe accusare una riduzione del flusso di sangue, ma senza sintomi e viceversa. In parole povere questi test non sono in grado di stabilire chi realmente è a rischio e chi no.
Inoltre ulteriori studi sul flusso sanguigno cervicale hanno dimostrato cambiamenti importanti non solo durante una manipolazione, ma anche durante una semplice mobilizzazione cauta. Altri studi ci confermano che i test pre-manipolativi stessi potrebbero alterare il flusso sanguigno più della manipolazione stessa. Nonostante tutti questi risultati, ad oggi la possibilità statistica che avvenga un evento avverso in seguito a manipolazione è davvero esigua, e gli unici pochi casi a nostra conoscenza derivano da pratiche manipolative chiropratiche.
Rifacendo il punto della situazione:
-I test manipolativi non ci servono nell’escludere l’insorgenza di una complicanza dopo la manipolazione Cervicale.
-I test stessi potrebbero creare più problemi della manipolazione stessa.
-In caso di test positivi, ciò non ci conferma l’ipotesi di una vera problematica.
-Oltretutto ancora non sappiamo se davvero queste manovre possano essere potenzialmente pericolose.
Eppure…conviene farli questi test pre-manipolativi?
Giovanni, 41 anni di Ciampino, si è recato presso il mio studio ad Albano Laziale per una problematica cervicale. Non mi dilungherò sull’anamnesi o su quello che abbiamo fatto nello specifico: abbiamo semplicemente eseguito, nel corso della seduta, diverse tecniche a livello sia tessuti molli che della colonna vertebrale, anche manipolazioni, con tanto di test pre-manipolativi negativi.
Verso la fine della seduta abbiamo eseguito delle estensioni cervicali da supino con la testa fuori dal lettino, ponendo attenzione al controllo del rachide cervicale superiore, che doveva essere mantenuto in flessione. Ebbene, alla terza mobilizzazione, il paziente ha accusato un malessere generale per circa una ventina di secondi, con vertigini e nausea. Il paziente successivamente mi ha riferito che non era la prima volta che gli capitava un episodio del genere, cosa che non mi aveva detto all’anamnesi.
Così, una volta giunti alla fine della seduta, gli ho consigliato di eseguire per precauzione un ecocolordoppler vertebro-basilare e di riaggiornarmi eventualmente sui risultati se questi fossero arrivati prima della prossima volta che ci vedevamo. Nonostante l’ecocolordoppler abbia un’alta percentuale di falsi negativi, in questo particolare caso il risultato è stato positivo ed ha evidenziato un’importante riduzione del flusso, portando il paziente ad eseguire ulteriori accertamenti ancora in corso.
Con ciò non intendo dire che l’esecuzione di una manipolazione su questo paziente possa essere stata pericolosa, ma perlomeno, nonostante i test negativi, mi sento di escluderla dal bagaglio di tecniche da eseguire in questo particolare caso in virtù della locuzione latina Primum non nocere, uno dei primi principi insegnati nelle facoltà di Medicina.
Dott. Basile Enzo
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